mercoledì 12 marzo 2008

provocazione..

caro prof, cari colleghi studenti (tanto per usare toni aulici)
mi piacerebbe condividere con voi questo pensiero che da tempo mi frulla in testa.
Resto sempre in tema "informatica", diciamo in una sua interpretazione socio-culturale.

Da qualche giorno ormai mi sto cimentando col computer: girello per siti vari, scrivo blog, cerco di capire in cosa consiste questo Web 2.0.. e più mi addentro in questo labirinto, più rimango perplessa e turbata dall'enormità dell'evento che sto esplorando, se così si può dire.
Osservo questo: la comunicazione verbale svanisce.
Nn si è più costretti al confronto diretto, non più obbligati a relazionarsi fisicamente col nostro interlocutore. Se ne possono evitare gli sguardi, e perchè no, le reazioni che temiamo.
Ma allo stesso tempo le persone che prima erano fisicamente lontanissime adesso si sono fatte virtualmente vicine: altra faccia della medaglia.
Il social networking permette di creare reti di persone che possono mettere in comune le loro reti personali, cosicchè io conosco te e tramite te il tuo amico e suo cugino..e magari suo cugino ha qualcosa che a me interessa e così posso chiedere direttamente a lui invece di passare di persona in persona scopredno gradualmente con chi ho a che fare.
Tutto ciò mi spaventa.
Da un lato gli innegabili vantaggi che la rete sta portando e porterà.
Dall'altro il rischio di vivere il rapporto tra persone semplicisticamente e di affidarsi ad una pagina web per evitare i rischi che un dialogo "fisico" richiede di correre.
Io non so voi, ma davanti a questo schermo, pur parlando con tante persone, mi sento sola.
E penso che ci siano persone non in grado di gestire questo tipo di comunicazione.

Che ne pensate? scatenatevi coi commenti!
Benedetta

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Sai penso che sia normale spaventarsi davanti ad un fenomeno così globale come il social networking e tutto ciò che ad esso è collegato. Proprio nella parola "social" sta, secondo il mio parere, un aspetto rivoluzionario. Il web 2.0 si fonda su cooperazione, condivisione, flusso di idee, e partecipazione di chi accede ai siti,valori che oggi, in una società così variegata e in costante evoluzione rappresentano punti fermi sui quali organizzare quella rete sociale a cui tu stessa accennavi.
Tessendo questa trama di relazoni è possibile anche scoprire persone che dall'altra parte del globo condividono le tue idee, le tue passioni...e poi parlando chiaro in una società in cui regna solo la sfida e il contrasto, nel mondo del lavoro come in quello scolastico, la condivisione non può che giovare a chi è solo o più timido degli altri.
Certamente ciò non deve comportare la cessazione di ogni rapporto interpersonale, il confronto diretto con le persone vicine non va dimenticato e tanto meno il dialogo che è una fonte altrettanto importante di confronto.
Tuttavia vorrei rimarcare che è dalla realtà odierna sfaccettata che consegue il fenomeno del social networking nato dal bisogno degli individui di mantenere la possibilità di comunicare reciprocamente.
Infine dipende sempre dall'uso che ciascuno di noi ne fa...
Ciao a tutti,
Andrea Li Puma

BlackMamba11 ha detto...

Io penso che i pericoli di un dialogo virtuale siano più di quelli di un dialogo "fisico". Tu descrivi il dialogo virtuale come una cosa comoda, semplice, e invece, almeno secondo me, non lo è affatto. E poi c'è un vantaggio, che anche tu hai citato, e cioè che il mondo è diventato più piccolo : volendo uno può sentirsi e vedersi (sempre virtualmente, ovvio) con un amico in Giappone.
Una cosa che non approvo è la semplificazione del linguaggio.
Probabilmente è colpa mia che amo i libri e la musica delle parole, ma a leggere frasi scritte con tutte quelle abbreviazioni (lol,xd...) mi fa un po' venire i brividi perché se penso che un ventenne come noi nel 2008 ormai non riesce più a scrivere un messaggio con tutte le parole intere, probabilmente i nostri nipoti parleranno tra di loro usando queste sigle che mi sembrano un po' ridicole... voglio dire, lo spazio in un'e-mail o in un messaggio su MSNmessenger non finisce, che bisogno c'è di abbreviare le parole quando le parole "vere" sono così belle?

Comunque sto cedendo anch'io a questa tendenza, e un po' mi dispiace...

Anonimo ha detto...

blackmamba11..
mi farebbe piacere se tu approfondissi il tema della difficoltà del dialogo virtuale.
Non ho capito perchè non lo trovi "una cosa comoda, semplice", puoi aggiungere qualche elemento? :) grazie
Bene

BlackMamba11 ha detto...

Semplicemente perché il dialogo fisico è più vero. Quando parli con una persona, se ce l'hai davanti, puoi capire chi è. Certo, si può anche mentire in un dialogo fisico, ma da questo punto di vista il dialogo virtuale è molto più pericoloso.
Certo si può scegliere il dialogo virtuale per pigrizia : ad esempio c'è chi non esce mai e passa le giornate a chattare e la sua vita sociale è quella. Secondo me questo è molto più pericoloso che avere una vita sociale "vera" eccessiva.

Edoubuntu's Blog ha detto...

alla fine ogni cosa ha i suoi pregi e i suoi difetti. anche il telefono non permette di vedere in viso la persona, ecco perchè esistono programmi di videochat! I forum, o il social networking non permettono di dare un contatto "personale" con le persone, è vero, ma se vuoi approfondire le conoscenze puoi sempre usare programmi come skype per chiamare l'interessato sall'altra parte del mondo, senza preoccuparti di bollette da milionario. Devi saper sfruttare al meglio e nel giusto mezzo tutto quello che la rete di offre. Quando cominci è tremendo, appare come un mondo sconfinato, dove puoi perderti per ore, senza alla fine giungere a niente. Ecco perchè serve giudizio ed è giusto che i bambini non accedano a internet senza un supervisore.

Rospetto ha detto...

Credo che come tutte le cose anche questo nuovo modo di comunicare abbia i propri lati belli e positivi come quelli negativi...personalmente sono dell'idea che non ci sia niente che possa sostituire una comunicazione verbale a quattrocchi. Come fai a capire come sta una persona attraverso uno schermo del computer? Non la puoi guardare negli occhi!!!! E' anche vero che oggi puoi tenerti in contatto con un click con persone lontanissime, puoi condividere parte della tua vita con chi non ti sta vicino fisicamente, conoscere, capire, scoprire...hai un mondo veramente a portata di mano con tutta la vastità e gli inconvenienti del caso...

Anonimo ha detto...

la cosa che più mi sconvolge è l'uso che di questi mezzi a doppia faccia possono fare bambini e adolescenti..io alleno una squadra di pallavolo di ragazzine quattordicenni, ed è allucinante il modo in cui si servono dei blog, per sfogare tutte le loro frustrazioni..pensando in questo modo di aggirare l'ostacolo di un dialogo con gli altri che può essere molto difficile. in questo senso ho paura dell'uso che può esserne fatto; per me crescere è anche significato imparare ad affrontare faccia a faccia le persone e i problemi...
speriamo bene per questo web!

Andreas Formiconi ha detto...

I mezzi sono generalmente a doppia faccia, a parte quelli progettati deliberatamente per fare male, come le mine antiuomo.

Il coltello è utilissimo ma è anche servito ad assassinare una quantità di uomini nella storia. L'automobile è utilissima ma ci si ammazzano 9000 italiani l'anno. E così via.

Tanto più i mezzi sono potenti e quanto più possono essere utili o dannosi.

Sono le intenzinoi che possono essere buone o cattive, anche se a volte non è tanto facile distinguere, data la smisurata complessità del mondo.

Per quanto riguarda i giovani, non è che loro non comunicano perché c'è Internet. Loro non comunicavono già da prima dell'avvento di Internet. Loro non comunicavano perché crescevano già prima in un mondo dove erano gli adulti medesimi a non comunicare, di fatto.

Il deterioramento delle relazioni umane ha avuto luogo con lo squagliarsi del tessuto sociale agricolo. Non sto dicendo che quel tessuto era buono, oh no! Era teatro di rischi, fatiche, sfruttamenti e sofferenze inenarrabili. Quel tessuto, al quale per molti motivi non credo di voler tornare, se non per alcuni aspetti, era però fatto di relazioni umane che oggi sono praticamente inestitenti.

Lasciando stare i casi singoli, oggi di norma i primi a comunicare poco con i giovani sono i loro genitori ed anche molti insegnanti.

Stare del tempo insieme non implica necessariamente che venga esercitato il dialogo costruttivo, il contatto umano vero, dove ci si esercita nel pensiero dell'altro.

Se un giovane cresce in una famiglia nella quale il dialogo non c'è, cosa molto frequente purtroppo, è estremamente probabile che il dialogo con gli altri divenga un ostacolo.

In questa situazione è chiaro che una buona parte di giovani adolescenti si esprimano in Internet una volta che l'abbiano scoperta.

Credo che fondamentale sia il ruolo degli educatori affinché essi volgano questo potentissimo strumento a favore del dialogo e del contatto umano invece di dividersi dicotomizzando sterilmente il problema.

Caterina ha detto...

Non sono una fanatica,di sicuro non un genio a riguardo, ma ho avuto la fortuna di potermi ambientare con calma nel WorldWideWeb e ciò che vedo e scopro ogni giorno non mi spaventa affatto, anzi, ne sono entusiasta. Capisco però che chiunque si ritrovi catapultato nel social networking rimanga un pò scombussolato, sopraffatto. Riferendomi a parole e abbreviazioni (BlackMamba11): quelli che leggono e amano i libri possono imparare le abbreviazioni facilmente, ne capiscono utilità e comodità, si divertono pure a usarle; coloro che usano abbreviazioni perchè "si fa così che è più ganzo" perdono la capacità di formare pensieri conclusi e non a sigle. Lo stesso per il social networking: chi se ne appassiona partendo da una sana curiosità capisce che è "condivisione" la parola chiave del web e non "annullamento del dialogo"; se accendi il computer solo perchè "lo fanno tutti" è chiaro che ti spaventi, perchè è il mondo intero che ti si sbatte in faccia in un nanosecondo. Dipende tutto da come siamo stati abituati ad affrontare le novità, ma ciò non toglie che ognuno possa essere in grado di crearsi una propria educazione, per affrontare al meglio questo meraviglioso ed inarrestabile fenomeno.

Andreas Formiconi ha detto...

Ecco sì, mi piace parecchio codesta riflessione :-)